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Anzitutto è rilevata un incidenza maggiore del quadruplo della piolonefrite rispetto alle gravide in condizioni normali. Il parto prematuro avviene con una percentuale tra il 14 e il 25% dei casi, mentre i quozienti di mortalità erano parecchio alti prima dell'introduzione della terapia insulinica, oggi invece la mortalità materna è un eventualità molto rara (intorno all'1,4%, ma più spesso sotto lo 0,6%).

Riguardo alcuni dati del passato, come evidenziato dal Ginecologo Luigi Langella, al Mount Sinai Hospital l'incidenza della mortalità della partoriente era al 9,5% tra il 1952 e il 1961, su una serie di 253 gravidanze. Tra gli effetti di tipo biochimico che il diabete causa sulla donna gravida, di solito si riscontrano progressive anomalie di glucosio che ritorna normale 72 ore dopo il parto. Queste anomalie si aggravano nelle successive gravidanze.

Il diabete può provocare uno stato chetoacidosico che può essere trasmesso anche al feto, mentre l'effetto sugli enzimi legati alla gravidanza non è noto in queste ultime ricerche. Il feto non può essere separato dalla placenta per l'analisi degli interventi reciproci fra madre e prodotto del concepimento. Infatti la placenta subisce gli effetti del metabolismo come gli altri tessuti pur avendo una vita ridotta nel tempo.

Il Ginecologo Luigi Langella si è inoltre occupato dell'aspetto macroscopico della placenta, che al terzo trimestre, in una gravidanza di una paziente diabetica, si mostra voluminosa e umida, mentre è rara l'insorgenza di infarti e trombi. Il peso medio riscontrato è di 500 grammi, ma nel 10% dei casi il peso ha superato i 900 grammi. L'alterazione più frequente, a livello microscopico, è l'incremento del materiale della membrana basale nei villi corionici terminali, che riguarda la membrana basale dell'epitelio e lo stroma.

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